L’ADHD è uno dei più frequenti disturbi del neurosviluppo (American Academy of Child and Adolescent Psychiatry, 2007; Graham et al., 2011). La prevalenza risulta intorno al 5% nei bambini in età scolare e al 2,5% in età adulta con una frequenza nettamente superiore nel sesso maschile rispetto a quello femminile (3 a 1). L’ADHD può presentarsi secondo tre forme: prevalentemente disattenta, prevalentemente iperattiva/impulsiva e una forma combinata (disattenta e iperattiva/impulsiva). L’ADHD è caratterizzato da marcati, persistenti pattern di disattenzione, impulsività e iperattività, che risultano inadeguati rispetto all’età del bambino; essi sono presenti in diversi contesti di vita, causando una significativa compromissione del funzionamento generale del bambino o adolescente con ADHD (scolastico, sociale e familiare). Per la diagnosi, secondo il DSM-5 (APA, 2013), è necessario che siano presenti almeno 6 fra 9 sintomi di disattenzione e/o iperattività/impulsività e che questi compaiano prima dei dodici anni di età, per almeno sei mesi, creando una compromissione significativa in più contesti di vita (almeno due).
Le caratteristiche cliniche dell’ADHD riguardano la difficoltà del bambino a regolare il proprio comportamento, a portare a termine le attività intraprese, la scarsa cura per i dettagli, l’incapacità di concentrazione e attenzione protratta nel tempo, l’avversione per attività che richiedono uno sforzo di concentrazione e capacità di organizzazione a cui si associano difficoltà di pianificazione. Le difficoltà attentive possono riguardare l’attenzione focalizzata (capacità di prestare attenzione ad uno stimolo determinato, trascurando i particolari irrilevanti e non utili allo svolgimento del compito in corso) e l’attenzione sostenuta (capacità di mantenere l’attenzione attiva nel tempo) durante lo svolgimento di attività scolastiche, dei compiti a casa, del gioco o di semplici attività quotidiane.
L’impulsività si manifesta come incapacità di attendere e procrastinare nel tempo la risposta a uno stimolo esterno o interno. Ciò causa la tendenza a rispondere senza riflettere, difficoltà ad aspettare il proprio turno nelle conversazioni e nelle attività ludiche. Nella gran parte delle situazioni, la difficoltà riguarda il controllo degli impulsi, la capacità di riflettere prima di agire, di posticipare una gratificazione e lavorare per un premio lontano nel tempo anche se consistente. L’impulsività è generalmente associata all’iperattività: i bambini con ADHD vengono spesso descritti come “mossi da un motorino”, con difficoltà nel rimanere seduti, nello stare fermi (da seduti muovono mani e piedi, giocherellano o lanciano oggetti, si spostano da una posizione all’altra), frequente esigenza di alzarsi e muoversi senza uno scopo o un obiettivo preciso. A questo si accompagna una sensazione interna soggettiva, di tensione, pressione, instabilità, da dover scaricare. Se confrontati con i coetanei, i bambini/adolescenti con ADHD mostrano quindi un’eccessiva attività motoria. Tutto ciò penalizza marcatamente la qualità di vita delle persone con questa problematica del neurosviluppo. L’incapacità a rimanere attenti e a controllare gli impulsi fa sì che, spesso, le persone con ADHD apprendano con maggiore fatica, abbiano un minore rendimento scolastico, non riescano a prestare attenzione ai segnali non verbali che modulano le relazioni interpersonali e a rispettare le norme di convivenza sociale. In particolare, la qualità delle relazioni con i loro coetanei risulta frequentemente povera. Quando è presente l’adulto esse richiamano spesso la sua attenzione, anche a causa delle loro difficoltà di organizzazione in maniera autonoma. Quando invece si trovano senza una guida adulta, le persone con ADHD sono frequentemente frustrabili, annoiate e presentano perdita di concentrazione, incapacità di portare a termine compiti o giochi precedentemente avviati e frequenti spostamenti da un’attività all’altra.
ADHD E SCUOLA
La circolare ministeriale (Prot. N. 4089-15/6/2010) prevede una didattica personalizzata nei casi di ADHD con il fine di promuovere le potenzialità dello studente.
In sintesi, si ritiene opportuno che tutti i docenti:
- predispongano l’ambiente nel quale viene inserito lo studente con ADHD in modo tale da ridurre al minimo le fonti di distrazione
- prevedano l’utilizzo di tecniche educative di documentata efficacia (es. aiuti visivi, introduzione di routine, tempi di lavoro brevi o con piccole pause, gratificazioni immediate, procedure di controllo degli antecedenti e conseguenti).
I docenti inoltre dovrebbero avvalersi dei seguenti suggerimenti:
- Definire con tutti gli studenti poche e chiare regole di comportamento da mantenere all’interno della classe.
- Concordare con l’alunno piccoli e realistici obiettivi comportamentali e didattici da raggiungere nel giro di qualche settimana.
- Allenare il bambino ad organizzare il proprio banco in modo da avere solo il materiale necessario per la lezione del momento.
- Occuparsi stabilmente della corretta scrittura dei compiti sul diario.
- Incoraggiare l’uso di diagrammi di flusso, tracce, tabelle, parole chiave per favorire l’apprendimento e sviluppare la comunicazione e l’attenzione.
- Favorire l’uso del computer e di enciclopedie multimediali, vocabolari su CD, ecc.
- Assicurarsi che, durante l’interrogazione, l’alunno abbia ascoltato e riflettuto sulla domanda e incoraggiare una seconda risposta qualora tenda a rispondere frettolosamente.
- Organizzare prove scritte suddivise in più parti e invitare lo studente ad effettuare un accurato controllo del proprio compito prima di consegnarlo.
- Comunicare chiaramente i tempi necessari per l’esecuzione del compito (tenendo conto che l’alunno con ADHD può necessitare di tempi maggiori rispetto alla classe o viceversa può avere l’attitudine di affrettare eccessivamente la conclusione).
- Valutare gli elaborati scritti in base al contenuto, senza considerare esclusivamente gli errori di distrazione, valorizzando il prodotto e l’impegno piuttosto che la forma.
- Le prove scritte dovrebbero essere suddivise in più quesiti.
- Evitare di comminare punizioni mediante: un aumento dei compiti per casa, una riduzione dei tempi di ricreazione e gioco, l’eliminazione dell’attività motoria, la negazione di ricoprire incarichi collettivi nella scuola, l’esclusione dalla partecipazione alle gite.
Le gratificazioni devono essere ravvicinate e frequenti.
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